Esistono vari tipologie di riflessologia come: riflessologia della mano, riflessologia plantare, riflessologia dell’orecchio, riflessologia del viso, ecc.. Per questo motivo bisogna specificare sempre di che tipo di Riflessologia stiamo parlando, in questo caso parliamo della Riflessologia Plantare applicata secondo la logica della Medicina Tradizionale Cinese.
La Riflessologia Plantare, secondo la Medicina Tradizionale Cinese, è un massaggio con una tecnica particolarmente rivolta al piede per la stimolazione di alcune aree che attraverso la loro pressione generano benefici psicofisici che in alcuni casi può risultare fastidiosa durante la sua esecuzione. Quindi si tratta di un massaggio semplice nella tecnica manuale e nell’esecuzione, ma di più impegnativa e difficile comprensione nella logica teorica al fine di una corretta esecuzione: la corretta stimolazione delle aree del piede è dettata dalla Medicina Tradizionale Cinese, ecco perchè per poter praticare la riflessologia plantare è necessario avere almeno una preparazione base di tale medicina.
Com’è nata la Riflessologia Plantare?
I primi massaggi ai piedi risalgono a 5000 (cinquemila) anni fa, testimoniati da raffigurazioni in Cina, ma al tempo non si parlava di Riflessologia, bensì di massaggio ai piedi.
Pratiche mediche di massaggio ai piedi invece le possiamo trovare nelle pitture egizie risalenti al 3000 (tremila) a.C.
Anche le tribù degli indiani d’America e le tribù africane utilizzavano una forma di massaggio al piede con delle caratteristiche simili alla Riflessologia Plantare, questo fa ipotizzare che loro come i cinesi e gli egiziani sfruttassero delle vere e proprie tecniche di base, poichè i piedi venivano massaggiati con un metodo ben preciso.
Siamo agli inizi del 1900 (millenovecento) quando un americano, il Dr. W. Fitzgerald, meravigliato e incuriosito da queste tecniche, iniziò una serie di esperimenti poichè non riusciva a spiegarsi come una semplice pressione su una determinata zona del corpo potesse influenzarne un’altra parte del corpo organica, viscerale, muscolare, articolare o ghiandolare.
La sua cura nell’annotarne tutti i risultati gli permise, dopo qualche tempo, di tracciare una mappa in cui le relazioni tra i punti riflessi e altre aree del corpo assumevano una logica.
Due furono gli allievi del Dr. Fitzgerald: il Dr. J. Rilay e Dr.ssa E. Ingham; quest’ultima approfondì il lavoro di Fitzgerald, dando il maggior contributo alla Riflessologia Plantare moderna iniziando a costruire una mappa delle Zone Riflesse sul piede corrispondenti ai vari organi.
Negli anni ’60 poi, alcune allieve della Dr.ssa Ingham, come Hanne Marquardt in Germania e Doreen Bayly in Gran Bretagna, promuovono e divulgano la Riflessologia in Europa.
In italia un grande riconoscimento a tale tecnica lo dobbiamo a Elipio Zamboni, fisioterapista bergamasco diplomato in Riflessologia nel 1974 presso la scuola di Hanne Marquardt e morto in un incidente stradale nel 1992.
Successivamente molti ricercatori di tutto il mondo hanno portato notevoli contributi, scoprendo nuovi punti o nuove reti di riflesso, rendendo questa tecnica sempre più affidabile.
Come funziona la Riflessologia Plantare?
Purtroppo questa è una domanda relativa alla Riflessologia Plantare non è stata dimostrata scientificamente, è un tecnica deduttiva ma sopratutto empirica, ed è proprio da qui che nascono le varie scuole e correnti di pensiero.
Alcune teorie dicono che si basa sullo sviluppo di endorfine interne stimolate tramite i trattamenti che indurrebbe il corpo ad autoguarirsi.
Altri dicono che gli stimoli seguono le linee dei meridiani della Medicina Tradizionale Cinese.
Un pensiero però accomuna tutti: stimolando alcune parti del piede, chiamate zone, si va a portare uno stimolo ad un determinato organo, viscere, articolazione o ghiandola del corpo creando cosi un beneficio.
Quale “stile” di Riflessologia Plantare adottare?
Per quanto riguarda le mappe del piede, ossia la planimetria di dove si trovano le zone che corrispondono a determinati organi o visceri, ci sono vari tipi con cui partire ma con il tempo i riflessologi riescono ad affinare i vari punti utilizzandoli per ottenere i migliori risultati e in alcuni casi dopo anni di esperienza, a ridisegnare le mappe al fine di sviluppare una planimetria semplice e veloce da intuire.
Anche nelle mappe del piede, a seconda di chi le ha fatte, ci sono delle piccole differenze.
La tecnica della Riflessologia Plantare
Questa tecnica si basa sulla logica secondo cui, stimolando alcune aree del piede chiamate zone, il sistema nervoso centrale riceve un impulso il quale manderà un comando in una parte del corpo a seconda della zona stimolata nel piede.
Stimolo – Via Afferente – Sistema Nervoso Centrale – Via Efferente – Effettore
Questa è una tecnica stupefacente per certi aspetti, il fatto più apprezzabile è che c’è una risposta immediata già durante la seduta, non bisogna attendere molto tempo o effettuare molte sedute per verificarne il risultato.
Altri due punti a favore della riflessologia che ritengo importantissimo sono le pochissime controindicazioni e il fatto che si lavora a distanza rispetto la parte dolente del corpo, e lavorare su un dolore senza toccarlo direi che è un vantaggio incredibile!
In questo modo non si va certamente a correre rischi di infiammare ulteriormente parti già infiammate o dolenti o comunque mettere le mani in parti dove prima ci vorrebbe una diagnosi medica per capire chi è il tecnico o la figura che deve intervenire.
Nella Riflessologia Plantare la manualità incide – sulla riuscita della seduta – al massimo il 10/ 12%, mentre la parte più importante è la teoria, ossia capire il perchè si stimola prima una zona e poi un’altra e non viceversa, ecco perché la parte teorica è così determinante.
Avere una buona base di Medicina Tradizionale Cinese permette di imparare altre tecniche riflessogene molto velocemente, in quanto molte tecniche seguono proprio la logica della medicina tradizionale cinese.
Quando nel piede, alla pressione magari anche leggera di un punto troviamo zone dolenti, significa che in quel punto c’è una zona riflessa o reattiva.
Una zona riflessa, reattiva o dolente non significa che l’organo o il viscere corrispondente abbia un problema.
Ci sono due modi di fare trattamenti del piede: la prima è usare le zone di riflesso dirette, la seconda è usare le zone di riflesso indirette.
Per zone di riflesso dirette si intende quando, ad esempio, una persona ha un dolore alla spalla e l’operatore stimola sul piede la zona corrispondente alla spalla, quindi usa una zona che è direttamente corrispondente alla spalla.
Per zone di riflesso indirette, si intende quando l’operatore per un dolore, sempre per esempio alla spalla, stimola delle zone che non hanno un riflesso diretto sulla spalla, ma una volta stimolate vanno a concorrere per portare beneficio alla spalla.
E’ molto raro che un disturbo passi usando solo le zone di riflesso dirette, la maggior parte delle volte si usano quelle indirette, Le zone di riflesso indirette vengono dedotte o scelte seguendo i meridiani che passano per quel punto dolente, quindi ecco perchè è indispensabile studiare almeno la base della Medicina Tradizionale Cinese.
La Riflessologia Plantare è tra le mie tecniche preferite sia per i risultati immediati, sia per la grande percentuale di riuscita (ricordiamoci che non esiste una tecnica che vada bene per tutti e che risolva tutto).
Inoltre ci consente di affrontare un problema sotto più punti di vista, ossia valutare un dolore o un disturbo o qualsiasi motivo che abbia spinto una persona a venire da noi sotto una attenta analisi diretta, cioè valutare il dolore e trattarlo come tale, oppure valutarlo sotto un profilo energetico facendo riferimento alla Medicina Tradizionale Cinese, quindi scoprire che un semplice dolore alla spalla in realtà manifestava un disturbo, ad esempio, all’intestino o al polmone o ad altri organi o semplicemente ad una disarmonia emotiva: ricordiamoci che spesso sono proprio le emozioni a farci ammalare.